Coronavirus, come la pandemia ha impattato sul tessuto produttivo e sui consumi

A distanza di circa un mese dalle prime restrizioni regionali per mitigare il contagio da Coronavirus, Google elabora un report molto interessante sotto diversi aspetti. Il motore di ricerca più famoso al mondo ha elaborato un rapporto sulla mobilità stilato in 131 paesi del mondo sulla base delle localizzazioni attivate dagli utenti sulle mappe. Si tratta, come spiega lo stesso Google, di dati aggregati e anonimizzati nel completo rispetto della privacy. “Abbiamo preparato questo rapporto – spiega Google – come strumento di supporto agli utenti e ai funzionari della sanità pubblica per capire meglio la risposta della popolazione alle misure di allontanamento sociale relative al Covid-19”. L’arco temporale considerato va dalla seconda metà di febbraio fino alla fine di marzo (nello specifico dal 16 febbraio al 29 marzo) e come baseline si prende come riferimento un dato medio raccolto nelle 5 cinque settimane precedenti (3 gennaio – 6 febbraio). Ma ora veniamo ai dati e alle categorie analizzate.  

Categorie analizzate

Le categorie analizzate dal motore di ricerca Google sono sei:

  • Retail & recreation

CoronaVirus - Persone in Negozi e Ristoranti
CoronaVirus – Persone in Negozi e Ristoranti

Questa categoria fa riferimento alle presenze registrate all’interno di luoghi come ristoranti, bar, negozi e centri commerciali, parchi a tema, musei, librerie, cinema e teatri. Qui sono in particolar modo inclusi la maggior parte degli esercizi commerciali che rappresentano il culmine delle diverse filiere produttive presenti nel nostro Paese. In altre parole, con la chiusura dei negozi l’ultimo passaggio del ciclo di un prodotto non trova realizzazione: l’intera catena del valore dietro la vendita di un capo di abbigliamento o di un qualsivoglia prodotto si blocca e non arriva nelle mani del consumatore finale. In questa categoria troviamo tutte quelle categorie professionali che vengono maggiormente messe a rischio dall’emergenza Coronavirus. Tra questi dobbiamo purtroppo inserire gli agenti di commercio che rappresentano la figura di intermediazione tra il negozio e quindi il cliente finale e le aziende.

  • Farmacie e generi alimentari

CoronaVirus - Farmacie e negozi
CoronaVirus – Farmacie e negozi

Per questa categoria è necessario fare una premessa. Qui vengono inclusi luoghi come negozi di alimentari, panifici, farmacie, fruttivendoli, supermercati e farmacie. Sono punti vendita che il Governo ha incluso tra quelli che offrono servizi essenziali e in quanto tali possono rimanere aperti, anche se con qualche restrizione in termini di orari di apertura o modalità di accesso. In alcune Regioni, ad esempio, i supermercati non possono tenere aperto la domenica ed è possibile accedere ad essi solo con mascherine e guanti e in un numero limitato.

  • Parchi

CoronaVirus - Persone nei parchi
CoronaVirus – Persone nei parchi

Anche i parchi pubblici e le spiagge registrano una notevole decrescita. In particolare, nella prima parte del periodo considerato il dato rimane abbastanza stabile e superiore alla baseline, dato che le attività sportive non sono state immediatamente proibite. Successivamente alla chiusura di tutte le aree verdi pubbliche, anche il grafico inerente alla presenza degli utenti ha cominciato a diminuire sensibilmente fino ad arrivare al – 90%.

  • Stazioni ferroviari e trasporti pubblici

CoronaVirus - Stazioni ferroviari e trasporti pubblici
CoronaVirus – Stazioni ferroviari e trasporti pubblici

I cambiamenti riguardo la mobilità delle persone sui mezzi di trasporto pubblici come treni, autobus, tram o metropolitane è forse l’indicatore più rappresentativo. Il report di Google mostra come si registri, in un arco temporale molto breve, una sensibile riduzione degli spostamenti delle persone. Ovviamente non ci si poteva attendere un dato che raggiungesse picchi più alti, considerando che i mezzi pubblici sono stati ridotti in termini di frequenza ma non eliminati del tutto, dato che sono utilizzati quotidianamente per lo spostamento dei lavoratori pendolari che non hanno possibilità di lavorare in smartworking. Ad ogni modo il dato è arrivato ad un – 87% con una discesa particolarmente ripida a partire da domenica 8 marzo.

  • Uffici e residenze

CoronaVirus - Persone che sono andate a lavoro
CoronaVirus – Persone che sono andate a lavoro
CoronaVirus - Rimanere a casa
CoronaVirus – Rimanere a casa

Questi due indicatori raggiungono rispettivamente il – 63% (Workplaces) e il + 24% (Residential). Il primo valore deriva dal fatto che molte attività economiche possono essere svolte a casa attraverso lo smartworking: ecco perché il numero di utenti registrati mentre si accingevano a raggiungere il luogo di lavoro è diminuito in modo significativo. Restano esclusi ovviamente coloro che, invece, lavorano in aziende appartenenti a settori non sottoposti a obbligo di chiusura.  

Differenziazione per Regione

Come ben sappiamo il primo caso di Coronavirus riscontrato in Italia è stato trovato in Lombardia, regione colpita in modo davvero drammatico. Le città di Bergamo e Brescia detengono il numero maggiore di casi positivi e, purtroppo, di decessi in un contesto regionale comunque molto colpito. Quella che Google ha realizzato, è la fotografia di un’Italia che si è fermata e può aiutare a comprendere la geografia degli spostamenti essenziali e come questi sono cambiati a seguito delle misure restrittive messe in atto dal Governo.  

Lombardia

I valori percentuali della Lombardia sono tutti superiori rispetto a quelli nazionali se non per il calo delle visite ai negozi di alimentari pari al -81% (la media nazionale è pari al -85%) con un aumento della permanenza nelle zone residenziali pari al +24%, perfettamente coincidente con la media nazionale. Il numero di casi riscontrati positivi al Coronavirus in Lombardia è di 50.455, il numero più alto del Paese due volte superiore rispetto alla seconda regione più colpita (Emilia Romagna – casi totali 17.089).  

Emilia Romagna – Piemonte – Veneto

Queste sono, in aggiunta alla Lombardia, le quattro regioni maggiormente colpite dal Coronavirus: Emilia Romagna – casi totali 17.089 Piemonte – casi totali 12.262 Veneto – casi totali 11.226* L’Emilia Romagna risulta essere particolarmente virtuosa per quanto riguarda la visita ai negozi di alimentari, con un dato pari a -94%, di molto superiore alla media nazionale (-85%). Tutti gli altri indicatori sono superiori alla media nazionale se non per la presenza nelle aree verdi che vede la Regione ottenere due punti in meno rispetto alla media del Paese. Il Veneto risulta essere in una situazione molto simile, ben oltre la media nazionale per tutti gli indicatori tranne le presenze sul luogo di lavoro, inferiore per un punto percentuale rispetto al -63% del Paese. Il Piemonte, invece, registra numerosi indicatori che si discostano in modo negativo dalla media nazionale, anche se non di molto.  

Toscana – Marche – Liguria – Lazio

Queste quattro regioni registrano un numero di casi positivi che va da 3.000 a 6.000: un indicatore nettamente inferiore rispetto alle regioni analizzate precedentemente e particolarmente colpite. Questi i numeri: Toscana – casi totali 5.847 Marche – casi totali 4.464 Liguria – casi totali 4.449 Lazio – casi totali 3.880* La regione della capitale scende sotto i 4000 casi totali, rimanendo in linea con la media nazionale quasi tutti gli indicatori se non le visite ai negozi di alimentari che scende non oltre il -76%, valore 9 punti percentuali in meno rispetto alla baseline.   Le rimanenti regioni registrano tutti un numero di casi inferiore ai 3000 casi con la presenza di eccellenze come il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige, probabilmente più attenti alle misure di sicurezza per evitare i contagi data la vicinanza territoriale con regioni decisamente più colpite. Le conclusioni da trarre grazie ai dati raccolti e rielaborati da Google sono diverse. In primis appare evidente che il Nord Italia è decisamente più colpito rispetto al Centro e Sud Italia, coinvolgendo dunque un numero molto alto di persone e una densità maggiore di imprese sottoposte a forti limitazioni. Il tessuto produttivo dovrà, al termine di questa epidemia, cercare di rispondere nel modo più rapido ed efficiente possibile, supportato dallo Stato in termini di risorse e aiuti economici. Per quanto riguarda, invece, le categorie analizzate è necessaria una riflessione sul fatto che molte attività risultano essere chiuse e le stesse attività essenziali registrano comunque flessioni negative. Questo è sicuramente dovuto in primo luogo al fatto che le recenti restrizioni autorizzano una sola persona per nucleo familiare ad uscire per acquistare beni di prima necessità e, in secondo luogo, per il fatto che molti acquisti vengono effettuati online con consegna a domicilio, senza la necessità che le persone escano di casa. Queste sono alcune riflessioni in merito all’evolversi della situazione davvero eccezionale che stiamo vivendo non solo in Italia ma nel mondo intero. Siamo sicuri arriverà il tempo in cui elaborare piani e azioni per uscire dalla crisi nel modo migliore possibile. * I dati sono aggiornati alla giornata di domenica 5 aprile 2020. Fonte: http://opendatadpc.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/b0c68bce2cce478eaac82fe38d4138b1 https://www.google.com/covid19/mobility/ Image – https://www.flickr.com/photos/pedrosz/      

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